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La maggior parte delle case di Quarona era coperta in paglia e forte era il pericolo di incendio; forse proprio per questo motivo si sentiva la necessità di avere a disposizione immediata un serbatoio cui attingere acqua in caso di emergenza.

La realizzazione in posizione centrale di un lavatoio con grandi vasche adibito ad uso pubblico rispondeva a questa esigenza, e permetteva una utenza più ampia e comoda dell’impiego del lavatoio stesso.

Prima della loro costruzione, le donne, le lavandaie, erano costrette ad andare in Sesia o nella Cavaglia per lavare i loro panni, o meglio solo per sciacquarli, perché il bucato “grande” veniva fatto a casa; l’acqua veniva prelevata dalle rogge, dal torrente o dai pozzi, quindi scaldata sul focolare o sul camino, per essere poi impiegata con la cenere nel mastello iniziando il processo ben noto della bügàa.

Solamente chi abitava nelle vicinanze di un corso d’acqua poteva essere facilitato nell’espletamento di questa attività quotidiana.

Tra le rogge, la più importante era la roggia molinara che per la sua ricchezza di utilizzi e riutilizzi non era scevra da problemi derivanti da usi impropri.

Don Erminio Ragozza (02/12/1918 - 19/05/1984) nel suo libro GENTE DELL’ANTICA VALSESIA, vol II, ci ricorda che dal torrente Cavaglia si diramavano anche quattro rogge per l’irrigazione dei prati, in quello che ora è la parte centrale del comune di Quarona.

  • Una roggia irrigava i campi dietro la chiesa di Santa Marta,
  • Un’altra serviva quella che oggi è la Via Giovanni Lanzio irrigandone i campi a valle,
  • Una terza partiva dalla presa d’acqua per il lavatoio e serviva i prati del Riale, tutta quella zona, cioè, dove oggi c’è la scuola media;
  • La quarta roggia irrigava i prati Sottile, dove oggi sorgono le scuole elementari, materne e l’asilo nido.