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Sono state inoltrate due richieste successive da parte dei terrieri di Via Doccio, a firma del delegato sig. Giuseppe Bassetta, falegname: la prima il 30 dicembre 1924 e la seconda il 3 agosto 1925; essi richiedevano di poter costruire, a loro spese, una fontana, garantendone la proprietà successiva al Comune.

Nelle richieste si mette in evidenza la distanza di questo gruppo di case dalle altre fontane allora esistenti e la necessità di avere, anche in questa zona, un getto d’acqua che potesse sopperire agli usi di carattere domestico, zootecnico e in caso di incendio.

L’area interessata, era quella prospiciente la casa del sig. Bassetta, già peraltro occupata dalla struttura che riparava il vecchio pozzo, probabilmente di origine medioevale detto “della Spinella” che nella richiesta viene descritto come non idoneo a soffocare un principio d’incendio con il secchio.

In data 9 ottobre 1925 viene finalmente concessa l’autorizzazione alla costruzione della fontana, a totale carico dei casigliani che si attivano subito dando mandato al sig. Bassetta di seguire i lavori, incassare i pagamenti dei terrieri e di conservare i documenti relativi, che potevano essere consultati da ognuno dei contribuenti.

Il proprietario del terreno dietro al pozzo era il sig. Marchetti Giovanni fu Leone che si offrì di cedere gratuitamente l’area per la costruzione della nuova fontana, riservandosi in cambio l’utilizzo dell’acqua di risulta della stessa, che andava ad alimentare una fontana privata posta sul retro di quella pubblica e da qui proseguiva verso il lavatoio privato realizzato successivamente.

Rispetto alle altre due fontane rimaste a Quarona è meno imponente da un punto di vista architettonico, ma è quella che ha la vasca più grande di tutte; i privati che sostennero la spesa, la commissionarono alla ditta Barone Olinto.

La vollero far scolpire espressamente molto grande e con quella forma adatta alla funzione promiscua di approvvigionamento ed abbeveratoio, per gli utilizzi relativi alle stalle che esistevano e che erano la loro primaria fonte di sussistenza.

Aveva un fondale costituito da un muro trapezoidale in pietra a vista, ora intonacato, con un pilastro centrale indicante la data della concessione, il 9 ottobre 1925, e sormontato da un capitello a piramide bassa, sempre in granito.

Le opere in ferro furono realizzate da Costantino Gallarotti, compreso il supporto mobile per il secchio che si alzava scavalcando il rubinetto e permettendo l’abbeverata simultanea di più bovine.

Si arretrò poi il muro di recinzione di tutta la strada che fu allargata e intitolata a Teresa Donizzotti.