L’economia era prevalentemente agricola, integrata da piccole industrie di supporto, che traevano energia e utilità dall’acqua delle Rogge dei mulini o molinare, ma il loro utilizzo era tra i più svariati; fra questi era quasi sempre escluso quello irriguo, per l’ovvia ragione che avrebbe portato ad un impoverimento della massa d’acqua necessaria agli utenti più a valle.
A Quarona la Roggia dei Mulini o Molinara, partiva dal torrente Cavaglia, al suo ingresso in paese, lo attraversava nella parte piana sotto Valmaggiore e Lombaretto (via Mulini) e sfociava in Sesia proprio dove c’era la Chiesa di Santa Maria della Pietà (oggi ponte della Pietà).
Lungo la roggia fiorivano molteplici attività che si ripetevano anche nei paesi limitrofi come:
- Mulini a ruota per la trasformazione delle granaglie in farine.
- Torchi per la produzione dell’olio di noci, che veniva impiegato indifferentemente per l’alimentazione e per l’illuminazione serale delle case.
- gli stessi torchi servivano anche per la produzione locale di vino che non era del tutto sufficiente ai fabbisogni del paese, ma era comunque notevole.
- Fucine da fabbro, officine per la lavorazione del ferro e per la produzione dei principali attrezzi agricoli.
- C’erano le concerie (faiterìe), per cui si pensa alle mandrie, ai greggi, ossia a tutto quel mondo pastorale che era produttivo a vari livelli, sino a quello della lavorazione delle pelli,
- C’erano le filande,
- C’erano delle piccole imprese per la produzione della carta,
- C’erano delle vasche per l’allevamento del pesce (peschiere),
- C’erano i borri o vasche per la macerazione della canapa, che costituiva la fase intermedia della lavorazione, fra la coltivazione e la tessitura di questa importante fibra tessile allora largamente diffusa per la realizzazione di “pezze” utili al confezionamento della biancheria intima, degli abiti, delle lenzuola, dei copriletti, oltre che filtri per il bucato fatto con la cenere “ciandru”, ecc.
Una nota curiosa è che dalle statistiche ottocentesche, ho potuto rilevare un certo commercio di pesce a Quarona, cosa che oggi non esiste più; è segno quindi che c’erano anche pescatori di professione o, quanto meno stagionali e lo trasportavano conservandolo con i mezzi di allora, ma c’erano le ghiacciaie dove accumulavano la neve durante l’inverno, come quella ancor’oggi visibile all’imbocco di Varallo vicino alla casa di Riposo.
Sappiamo, da altre fonti, che veniva commercializzato anche il gambero di fiume, e la pesca non poteva aver luogo che lungo la Cavaglia o la Sesia, dove c’erano i prati di Sesia, presenti anche nel Catasto D’Enricis del 1797, ma che oggi non ci sono più perché sono stati portati via dalle alluvioni successive.
A proposito di Sesia, l’unico ponte che esisteva era quello di Agnona; costruito nel 1786 (impropriamente chiamato napoleonico perché in quel periodo era stato utilizzato come dogana tra i due Stati frontalieri);
La traversata del fiume veniva quindi effettuata con una barca che faceva servizio di traghetto. Questa barca era di proprietà della Parrocchia di Doccio e ancor oggi rimangono, nei toponimi, sulle due sponde, le due denominazioni di via della barca.