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Nell’Archivio parrocchiale di Quarona ho trovato la registrazione della grande alluvione del 1755, meticolosamente riportata dall’arciprete Farinolio:

Hoc anno 1755 die 14 octobris in tota hac Valle Sessites tanta aquarum exundatio sequuta (secuta) est, ut similis post hominum memoriam nulla. Multi pagi domibus eversis, ablato solo, hominibus, armentisque, alicubi etiam occisis innumera a suis fluminibus damna perpessi sunt, ut Alanea a Sessite, Rassa a Sorba, Carcoforum a Sermentia, Roccha a Pascono, quod ante parochialem ecclesiam ponte destructo, aedibusque nonnullis, latissimum sinum aperuit. Hic Quaronae ab ecclesiae pareti S. Bononii Ducij, qui vix stetit incolumis, ad hanc nostram ripam, pratis interiacentibus qua vastatis, qua raptus unus fluminis alveus erat. Coelum subrubeum intra fulgura, et tonitrua horribilia fetidam, limosamque aquarum lapsu praecipiti totam pene diem deferebat, quae hic notata ad perenne … monumentum posteritati transcripsi Ego Rev. Fr. Farinolius.

In questo anno 1755, il giorno 14 ottobre in tutta questa Valle Sesia ci fu un’alluvione tanto intensa, che nessun’altra simile è ricordata a memoria d’uomo. Molti villaggi-paesi per le case abbattute, per i terreni, le persone e gli armenti portati via, in alcuni luoghi anche uccisi, patirono innumerevoli danni dai loro stessi corsi d’acqua, come Alagna dal Sesia, Rassa dal Sorba, Carcoforo dal Semenza, Rocca dal Pascone, il quale davanti alla chiesa parrocchiale, dopo aver distrutto un ponte ed alcune case, aprì una larghissima voragine. Qui a Quarona dalla parete della chiesa di S. Bononio a Doccio, che a stento rimase senza danni, sino a questa nostra sponda, compresi i prati che stanno in mezzo, in alcune parti scavati, in altre portati via, si era formato un unico alveo del fiume. Sotto un cielo arrossato fra lampi e tuoni orribili, trasportava fra le due sponde per quasi un giorno intero un’acqua puzzolente e fangosa per le piogge violente ed eccessive. Queste notizie qui annotate quale memoria perenne trascrissi per i posteri Io Rev. Francesco Farinolio.

Inoltre, un’altra citazione di non chiara leggibilità:

1780 die 25 Augusti, aexundatio Sessitis tantum sic Deo ?discodenente ?renovata est ?propeo ?planuram ut liquori has nives die 24 in montibus ?tolagosas.

Il 25 agosto 1780 ci fu un’alluvione della Sesia così grande che Dio …… ed acqua e neve il giorno 24 sui monti ……

Considerando che la maggior parte delle case era coperta in paglia e che tutte le fonti di calore, sia per cucinare che per riscaldarsi, derivavano dal fuoco prodotto dalla combustione del legname, il rischio incendi era veramente elevato.

Abbiamo documentazioni precise dal 1700 ad oggi, di molti incendi, anche gravi, che coinvolgevano interi quartieri; spesso la possibilità di spegnimento era impedita dall’impossibilità di reperire abbondanti quantità d’acqua in tempi rapidissimi, proprio perché l’approvvigionamento principale avveniva tramite i pozzi.

Sempre nell’archivio parrocchiale di Quarona, ho trovato la documentazione di questi incendi, che riporto integralmente, perché utile alla comprensione del periodo storico

  • Nell’anno 1712, il 18 Agosto, a Valmaggiore, c’è stato un incendio, come riportato in un quadro votivo della Chiesa della Madonna Della Neve.
  • Nell’anno 1784 delli 3 agosto giorno di martedì è caduto il fulmine nel fienile di Francesco Borrino, al Vico di questo luogo di Quarona. Dirimpetto al pozzo detto “della Spinella”, subitamente si eccitò un furioso incendio il quale consumò tutte le case e quasi tutte le cose che contenevano da questa sinistra parte della reggia strada, una eccettuata coperta a coppi proprio di Giuseppe de Filippi Rassotto, e furono dieci puramente di questo rione non contata la stalla e si comunicò l’incendio anche dall’altra parte, e similmente ne consumò altre tre cioè di Giuseppe Lanzio fu Giovanni Battista, di Giuseppe Scaramiglia, e di Giovanni Battista Barone figlio separato da Gio(vanni). Apportò gran danno a quattordici famiglie, ma per aiuto di Dio non perì persona alcuna e pochissimo bestiame.

Sua Maestà Vittorio Amedeo, Re di Sardegna, nostro caritatevolissimo sovrano ha fatto pagare lire 1500 di Piemonte dopo qualche mese, le quali sono state distribuite dal Pretore di Varallo ai poveri incendiati in proporzione di una loro povertà, indicata da me. Arciprete Farinolio.

  • 1796, addì 6 aprile, giorno di martedì dopo la Santa Pasqua per colpa di fuoco di pistola imprudentemente ma accidentalmente fatto cadere nello strame e quindi acceso col mezzo di sottile vento, che spirava alle ore dodici, qualche minuto, s’è alzato uno spaventoso incendio nelle case degli eredi Mognetti e Barone, poscia nella casa del signor Notaio Innocenzo Viotti nella quale restavano consumate tutte le suppellettili, tutti i mobili e le moltissime scritture del suo studio e di molti altri antichi Notai con inestimabile danno, e comune dalla sua casa si cominciò l’incendio al suo torchio e all’altra casa Mognetti, quelle che erano coperte a paglia indi alle case dei Fratelli Muzzi e a tutte le altre del cantone verso il Rigasco in tutte numero 26 compresa la casa del legato Muzzio del Coadiutore.

Sua Maestà, come sopra continuando il suo caritatevole sussidio mi ha fatto pagare lire 1100 piemontesi a sollievo degli incendiati che ha subito distribuito ai medesimi riportandone la quittanza particolare di ciascheduno, per mia cautela.

  • 1797 addì 13 Gennaio alle ore 23 scoppiò un casuale incendio nell’aia delle case di Lucia Andreina vedova Muzio contigue al torchio dei Cantarelli, quale mercè la quiete dell’aria non si estese alle case opposte coperte a paglia, e si restrinse il danno ai soli coperti col fieno entrostante delle case suddette a riserva di un corpo coperto a coppi sino alle case dette dei Bonomi esclusivamente e del bestiame un solo vitello di detta Lucia vi rimase soffocato.

S. S. R. M. Carlo Emanuele, Ottimo Provveditore, nonostante l’esaurimento del regio erario e la sofferta dispendiosa guerra d’anni 4 continuatasi benignamente raccolti i supplicanti al bianco segno da me Arciprete Carlo Bertoncini trasmesso a S. E. il Cavalier Napione fece pagare £ 500 Piemontesi quali ho ripartite a proporzione di povertà e di sofferto pregiudizio, come segue: A Margherita Caldara vedova Miler £175, A Giovanni Piola del fu Vincenzo £150, A Lucia Andreina vedova Muzio £102,10 A Matteo d’Alberti £ 72,10, come da quittanza.

  • 1821, Incendio nella casa di Rocco Vinzio e Maria Maddalena Rolandi.
    (vedi lettera di Teresa Perincioli, madre di Maria Maddalena ePietro Rolandi, ed anche nei registri parrocchiali).
  • 1837, la mezza notte dalli 19 alli 20 di aprile manifestossi improvvisamente il fuoco nel coperto di paglia nella cascina di Pietro Defilippi nel cantone del Vico annessa alla casa di Carlo Defilippi le quali furono in un tratto, investite dalle fiamme cosicché il detto Carlo Defilippi non potè salvarsi che da una piccola fenestra dalla quale fu liberato dopo essere caduto il coperto e la di lui madre ottuagenaria avendo riportato varie scottature nell’atto di porsi in salvo ne ebbe in men di otto giorni a restar vittima nell’Ospedale di Varallo. Le fiamme, inoltre, si estesero nella casa di Domenico Defilippi ed in seguito in quella di Giovanni Folghera ove abbracciarono una gran quantità di fieno e di sboscamenti. Fu una grazia del Signore che più oltre non siano procedute, ed attesa la grande attività non ostante la scarsezza dell’acqua, si potè salvare quanto esisteva nelle stanze e nelle cucine a pian terreno. L’amministrazione Comunale ebbe raccorso a S.M. e si spera un qualche sussidio a favore dei danneggiati. Sua Eminenza Eccellentissima e Reverendissima a cui ebbi ricorso mi fece tenere una limosina di £ 150 che distribuii ai più bisognosi. Arciprete Chiara
  • 1840, le ore 10 del mattino del 22 agosto, (vi fu un altro incendio).