La prima è quella di Pietro Rolandi; è la più importante sia perché è stata la prima fontana pubblica costruita a Quarona, sia per il nome illustre di chi la realizzò donandola al paese.
Pietro Rolandi è indubbiamente il più importante personaggio di Quarona.
Quindicesimo di sedici figli di Giovanni Antonio Rolandi e Teresa Perincioli, nacque a Quarona il 3 marzo 1801
Figura di notevole spessore: grande editore e libraio della Londra ottocentesca; nella sua biblioteca si riunivano i più importanti esuli politici italiani, come Giuseppe Mazzini, Santorre di Santarosa, Ugo Foscolo ecc..
Contribuì nella diffusione della cultura italiana nel mondo, nonché alla realizzazione dell’unità d’Italia.
Da Londra prese una residenza anche a Livorno.
Grande viaggiatore, non si dimenticò mai delle sue umili origini quaronesi dove i suoi amici lo chiamavano amabilmente “Pidrin da Londra”.
Morì a Napoli il 7 febbraio 1863.
Con le prime donazioni derivanti dai suoi viaggi, gettò le basi per la fondazione del Museo di Varallo.
A Quarona fece costruire, a proprie spese, tutti i banchi in noce della chiesa parrocchiale di S. Antonio abate che donò, riservandoli alle donne, il 18 ottobre 1845 e che ancor oggi sono perfettamente efficienti; sappiamo che prima di quella data, l’arredamento della chiesa era costituito da panche e sedie di proprietà dei singoli fedeli o famiglie, e che in quella data le hanno riportate a casa!
Con il suo testamento lasciò al Comune di Quarona la fontana, la selva con la sorgente, e la sua casa di Livorno.
Quarona lo ha ricordato nel secondo centenario della nascita organizzando un importante Convegno che si è svolto proprio in questa sede, nel quale hanno partecipato anche i ragazzi della nostre scuole.
Pietro Rolandi fece costruire la fontana nel 1861, compresa la tubatura e la captazione relativa, affrontando in prima persona una spesa che si rivelò ben presto superiore ad ogni previsione; scelse l’ubicazione attuale perché comoda per tutti e centrale nel rione del Vico, trovandosi all’incrocio di diverse strade, nonché in testa al vicolo che immetteva nelle case Rolandi.
Di quest’opera non abbiamo trovato documentazione relativa, né alla progettazione, né alla realizzazione, ma sappiamo che la sorgente era nella sua selva in località Pissoi ai piedi della mulattiera per Valmaggiore (censita nell’antico catasto D’Enricis al N° 1851) e che da lì fece partire lo scavo lungo ottocento metri per la tubazione in piombo fino alla fontana; l’acqua che ne derivò accolse subito il favore della popolazione perché zampillò fresca e buona.
Dal punto di vista architettonico ha una vasca abbastanza grande ed un fondale scenico di tipo classico: presenta un arco montato su due pilastri con capitelli e ornamenti, ha un tetto a capanna e dei vasi di granito ai bordi; reca la data del settembre 1860.
Edificata all’interno di una rientranza della strada, è accompagnata lateralmente da un muro di recinzione realizzato in mattoni rossi e alleggerito da aperture a losanghe verticali.
Desidero evidenziare, in questa Sede, l’atto altamente filantropico di Pietro Rolandi verso i suoi concittadini di Quarona; la fontana non aveva scopo esibizionistico e spettacolare, ma si ispirava puramente a principi igienici.
In quel tempo, l’acqua che si prelevava dai pozzi domestici proveniva abitualmente da falde superficiali che potevano essere inquinate dai pozzi neri perdenti o dalle concimaie delle stalle presenti in quasi tutte le abitazioni. Le infezioni di tifo, molto diffuse, portavano febbri altissime seguite spesso da decesso, specie nei bambini e fu proprio questa fontana che iniziò a soppiantare i pozzi da cui ci si riforniva precedentemente.
Mettere a disposizione nell’abitato della sua Quarona un approvvigionamento per tutti di acqua fresca, sana e priva di batteri fu un atto di squisita filantropia da parte del nostro Pietro Rolandi.
Così commentava “Il Monte Rosa” il 22 maggio 1863, la figura di Pietro Rolandi: “Fece costruire a sue spese un viadotto (acquedotto) che per un tratto di 1000 metri recasse l’acqua a Quarona, di cui aveva penuria, e nel suo testamento provvide al mantenimento di quella sua opera benefica e generosa, legando gran parte dei suoi averi a quel municipio, affinché con cura costante pensasse al mantenimento del viadotto (acquedotto)”.